12 Apr La frazione di Pezzoro e Giovanni Battista Montini
La frazione di Pezzoro e Giovanni Battista Montini
Il piccolo borgo di Pezzoro è adagiato sul versante orientale del Monte Guglielmo a quasi 900 mt s.l.m., immerso in un magnifico bosco misto di castagni, abeti e faggi. Non stupisce quindi che l’etimologia del nome possa derivare dal sostantivo latino picea, che designa l’abete rosso. Nell’800, sebbene ancora privo di strada carreggiabile, Pezzoro divenne meta di villeggiatura di illustri famiglie bresciane come i Montini, che qui alloggiarono presso l’albergo di Emanuele Dancelli. Fin dai primissimi anni, Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI dal 1963 al 1978, frequentò spesso le sue montagne, tornando per l’ultima volta il 15 agosto 1959 in veste di cardinale arcivescovo di Milano. In quell’occasione fece visita ai minatori ricordando quando, in compagnia del padre Giorgio e talvolta dalla nonna Francesca, saliva a piedi la montagna che conduce a Pezzoro e da qui raggiungeva la cima del monte Guglielmo, dove ancora oggi svetta il monumento al Redentore voluto da suo padre e inaugurato nel 1902.
È facile immaginare che almeno una volta, il futuro papa abbia varcato l’ingresso della piccola e preziosa chiesa di san Michele arcangelo, al quale forse fu dedicata una prima antica cappella in epoca longobarda, a invocazione di tutela e protezione contro frane e valanghe. Ed è proprio il santo guerriero il protagonista della rutilante pala da’ altare dipinta nei primi due decenni del ‘600 da un pittore bresciano che alcuni identificano con Francesco Giugno, esponente di quel linguaggio pittorico così complesso e variegato che si inserisce tra Rinascimento e Barocco. Ed eccolo questo giovane baldanzoso in abiti militari, ammantato di un frusciante tessuto rosso vermiglio che sfiora le ali quasi aperte mentre brandisce la lancia con cui uccide Satana, mostruoso e terragno. La scena avviene sotto gli occhi di san Giovanni Battista, della Madonna con Gesù Bambino e di san Carlo Borromeo che fanno capolino in alto, in uno spazio chiuso da nuvole plumbee e il fondo oro.
Anche se la ricorrenza di san Michele Arcangelo cade il 29 settembre, è nel periodo estivo che viene innalzata sull’altare maggiore l’antica macchina del Triduo, una delle poche che sopravvivono in provincia di Brescia. Realizzato alla fine del ‘700, il monumentale apparato ligneo è composto da volute dorate e argentate che fungono da cornici a serici drappi rossi che riflettono la luce di 68 candele. In alto è posto il castello in cui è inserito il Santissimo per l’adorazione eucaristica.
Comune di Tavernole sul Mella